lunedì 31 dicembre 2012

"My best of" MUSIC 2012






The XX:  Coexist
Swans: The Seer
Grimes: Visions
Sharon Van Etten: Tramp
Beach House: Bloom
Grizzly Bear: Shields
Jack White: Blunderbuss
Lana Del Rey: Born To Die
Chromatics: Kill For Love
Scott Walker: Bish Bosch

domenica 9 dicembre 2012

Daido Moriyama – Mesh - Gucci Shinjuku, Shinjuku Takano Bldg. Tokyo – 7 novembre 2012






Le foto in bianco e nero di Daido Moriyama selezionate per Mesh raccontano uno spaccato glam, fashion, decadente su un mondo in bilico tra provocazione libertà sesso solitudine, che fa tanto cool in questo momento. Da camere di hotel, letti sfatti, animali da compagnia, calze a rete, drink, modelle mascherate, e quant’altro per rappresentare una trasgressione che era tale negli anni 80’ 90’ e che ora fa curiosità o quasi tenerezza.
Una mostra un po’ lontana dalle pubblicazioni di Moriyama, sempre molto interessato ai quartieri di Tokyo, dai più fatiscenti ai più avveniristici.
Tutte le pareti sono ricoperte da un dettaglio di una foto (le calze a rete su delle gambe accavallate) che diventa un gigantesto pattern ipnotico/sensuale che fonde e contemporaneamente staglia le opere del fotografo.
Forse niente di nuovo, cose già viste, con una foto in particolare di Andy wharol, sembra sancire un avvicinamento alla pop-art rimanendo fedele alle sue origini giapponesi. 
Mostra comunque di effetto per la qualità e l’allestimento.

Will You Thrill! - The National Museum of Modern Art, Tokyo - 6 novembre 2012






La mostra per i sessant’anni della collezione, traccia un percorso che si snoda per i 4 piani del museo, e percorre un periodo consistente dell’arte giapponese esponendo alcuni pezzi davvero unici. Solo la prima sala vale la visita: i favolosi pannelli dipinti di Kawai del 1916, e Tscuchida del 1918 lasciano senza fiato. Da una parte la natura che irrompe nella vita dei pescatori, dall’altra la natura che sottolinea la sensualità di una donna distesa in un affascinante interno giapponese. Altro capolavoro: Mother and child di Uemura, ipnotizza per la semplicità.
La mostra continua e gli anni passano arrivando agli 40’, 50’, 60’ dove la natura e il corpo continuano a essere protagonisti: come i meravigliosi lunghissimi rotoli di pergamena dipinta con la vita dei contadini, dei pescatori (Yokoyama), o immagini di animali degli stagni (Omoda), o la sensualità controllata delle donne al bagno di Ogura.
60 anni ben portati, con artisti stimolanti, anche se troppi rimandi a tendenze occidentali un po’ modaiole, ed inevitabile inserimenti di grossi nomi europei e americani.
L’ultima parte del percorso è sicuramente improvvisa ed imprevista. Che segno ha lasciato la guerra, Hiroshima, nell’arte, nella cultura, nella vita dei giapponesi? … foto, filmati, riviste, sul prima e il dopo, su come è cambiata la visione del corpo attraverso le foto raccapriccianti delle conseguenze della bomba atomica. Una inevitabile dolorosa galleria di immagini che lasciano sgomenti, tra realtà e finzione, tra ferite e sculture contorte.

sabato 8 dicembre 2012

Mythologies — Brazilian Contemporary Photography - Shiseido Gallery, Ginza - Tokyo, 5 novembre 2012








Nel basement della Galleria Shiseido in Ginza, è allestita una piccola mostra sulla fotografia contemporanea brasiliana.
L’enorme dinamico Brasile, in costante cambiamento ed evoluzione e al tempo stesso orgoglioso-geloso delle proprie tradizioni, si scontra con i cambiamenti, sconvolgimenti culturali, politici, economici che lo portano all’attenzione nel mondo dell’arte, nella moda, della società
I fotografi si soffermano sulla spiritualità di luoghi, persone, credenze, miti che si fondono, sopravvivono al contemporaneo che avanza, tritura e rimestola le sorti. La natura protagonista, diventa mito, spirito da adorare, le tradizioni diventano avanguardia.
I corpi,  le persone, sono dei: del passato o del futuro.

venerdì 30 novembre 2012

Sulla Via della Seta. Antichi sentieri tra Oriente e Occidente – Roma, Palazzo delle Esposizioni, 29 novembre 2012






Un po’ mostra per scolaresche con qualche dettaglio disneyano negli allestimenti, l’esposizione si snoda tra i racconti e i viaggi tra l’Occidente è l’Oriente, e in particolare tra alcune città italiane. La scelta non convince, troppo esteso l’argomento, il periodo storico, le aree geografiche interessate, per una sola mostra diventa un progetto appena abbozzato.
Il percorso si sofferma nelle sezioni dedicate alle grandi città: Chang'an, l'odierna Xi'an, la capitale cosmopolita della dinastia cinese dei Tang; Turfan, città-oasi del deserto del Gobi; Samarcanda, grande centro mercantile e culturale; Baghdad, capitale del mondo islamico e sede del califfato.
Alcuni pezzi sono davvero notevoli come la copia del Milione di Marco Polo o il suo testamento originale in cui sancisce, dopo aver distribuito le varie eredità, la libertà per il proprio schiavo.
Nell’ultima parte della  mostra si trovano alcuni paramenti religiosi veneziani che riproducono dettagli di disegni visti in Oriente, con materiali preziosi o tessuti originali. Alcuni dettagli sono ripresi nei quadri esposti (in questo caso la veste di un angelo) in un pattern del passato, fusione di prezioso e religioso.
La globalizzazione si estendeva …

mercoledì 31 ottobre 2012

DEAD CAN DANCE - 19 ottobre 2012, Teatro degli Arcimboldi Milano





Mentre si attende il concerto e gli spettatori si siedono, un musicista sul palco suona e racconta i suoni attraverso gli strumenti della cultura araba … l’atmosfera si fa rarefatta, preludio del concerto … un po’ di ritardo ci allontana dai suoni, ma è nulla in confronto a quello che avverrà: un concerto magnifico, Lisa Gerrard una divinità, una regina di Saba che canta, suona, si muove sinuosa sul palco dando vita ad una esperienza unica. Brandon Perry sembra migliorato negli anni, la voce è potente e profonda. I brani si susseguono uno dopo l’altro in uno stato di trance totale … per alcuni brani il tempo sembra fermarsi, il pubblico trattenere il fiato quanto il silenzio è palpabile … fino ad un travolgente applauso e nel finale un inevitabile standing ovation meritatissimo.
Il concerto è dedicato all’ultimo lavoro Anastasis, ma pezzi inaspettati del passato affiorano lasciando il segno, tra questi The Host of Seraphim da The serpent egg’s.
Per un totale di 19 brani.
Le suggestioni spaziano dal medioevo all’oriente, dalla world music alle atmosfere dark degli anni 80’ …
Bellissimo l’impianto luci, soprattutto nella prima parte del concerto, con colori molto accesi e soluzioni affascinanti. Un po’ scontate nella seconda parte con soluzioni un po’ banali: tramonti, sole, edifici …

I brani della serata:

Children of the Sun
Anabasis
Rakim
Kiko
Lamma Bada
Agape
Amnesia
Sanvean
Nierika
Opium
The Host of Seraphim
Ime Prezakias
Now We Are Free
All in Good Time
The Ubiquitous Mr. Lovegrove
Dreams Made Flesh
Song to the Siren (Tim Buckley)
Return of the She-King
Rising of the Moon

lunedì 22 ottobre 2012

Carsten Nicolai, Unidisplay - Hangar Bicocca, Milano 6 ottobre 2012





















… siamo bombardati continuamente, in ogni momento, in ogni dove, costantemente, da stimoli visivi, da computer, display, video, suoni, immagini sempre più sofisticate, sempre più ammalianti …
Carsten Nicolai azzera tutto, pone lo spettatore al buio, in uno spazio composto da una lunga panca, uno schermo lungo quasi 40 metri, specchi che riflettono e dilatano le immagini, suoni. Tutto questo per collocarci/concentrarci in un contesto di attenzione e percezione di fronte agli stimoli che Carsten proietta sullo schermo, piccole variazioni digitali, correlate da suoni minimal, effetti sonori che suggerisco, sottolineano le frequenze visive, le idee tecnologiche che appaiono, si ripetono sullo schermo, e ritornano nell’ “archivio” generando un altro nuovo percorso visivo.
Molto interessante l’interazione tra lo spazio enorme dell’Hangar, gli spettatori che si siedono, rimangono ipnotizzati, si alzano, girano, fotografano, il “silenzio” generato dallo stupore e dalla bellezza di alcune immagini incredibilmente semplici … ma in realtà frutto di studi e ricerche da parte dell’artista.
Grande attenzione all’allestimento tecnico: lo schermo, l’audio, la proiezione … per una esperienza davvero particolare. Personale e collettiva, contemporaneamente.


sabato 29 settembre 2012

ANAGOOR, ACCADEMIA D'ARCADIA - Et manchi pietà - 22 SETTEMBRE 2012, Milano Festival Mito




Attraverso le musiche di Monteverdi, Allegri, Strozzi e altri, e attraverso le proiezioni per capitoli, assistiamo ai momenti più salienti della vita di Artemisia Gentileschi. 13 momenti: il padre, la madre, il mondo degli uomini, tormenti, sensualità, l’arte …
Lo spazio dell’auditorium del Sole 24, ben si presta per contrasto a questo lavoro così interessante.
Mentre il soprano canta i madrigali, scorrono sullo schermo immagini affascinanti e coinvolgenti.
“Se i languidi miei sguardi” di Monteverdi sottolinea il fuoco che brucia in pochi secondi  le tele, i lavori di Artemisia, gli amori, una vita …
Sarebbe didascalico raccontare le immagini, le emozioni, citare Greenaway, Bill Viola, ma le suggestioni e gli stimoli sono molti. Mi hanno colpito le immagini del capitolo dedicato al padre, con il lavoro nei cantieri artistici, dove tra uomini che scendono e salgono, Artemisia si siede vicino al padre per iniziare a dipingere.  Molto bello, estetico, il capitolo dedicato alla mamma morta, in un momento di commovente addio tra veli, tendaggi, e personaggi in lutto. Altro momento notevole il bagno tra curiosità e sensualità. Il mio preferito è il capitolo Caduta:  Artemisia si aggira in una stalla con l’abito sporco di sangue, con le mosche che si posano sulle macchie, con le mucche imbrattate di letame … davvero potente.
Gli Anagoor ci propongono un lavoro importante, perfetto, di grande impatto, a tratti minimal concettuale, a tratti grondante sangue, con bellissimi costumi e suggestive location e mise en scène.
Complimenti a tutti!!

venerdì 31 agosto 2012

Alessandro Sciarroni - Folk(s), 23 agosto 2012 Bassano del Grappa





Nel 1958 Horace McCoy scriveva il romanzo “They Shoot Horses, Don't They?”, portato poi al cinema nel 1969 da Sidney Lumet con Jane Fonda.  Raccontava la storia di una maratona di ballo, tanto in voga nel periodo della Grande Depressione. Per vincere un piccolo premio in denaro, i ballerini a coppie si sottoponevano a estenuanti danze fino allo sfinimento, superando anche le 1000 ore, assicurandosi il vitto e l’alloggio in quei tempi difficili, sotto gli occhi sadici degli spettatori che puntavano e scommettevano chi resisteva o chi avrebbe lasciato la sala da ballo, esausto. Si mangiava in pista, si divideva tutto, si soffriva, si moriva …

Nello spettacolo Folks di Sciarrone, si entra nello spazio buio dove i performer bendati, radunati in cerchio, si preparano battendo i piedi ad una esibizione con delle regole ben precise: se rimarrà anche un solo spettatore continueranno a ballare, oppure lasceranno il palco sfiniti …
Prendendo spunto dalle tradizionali danze Schuhplattler, i ballerini iniziano a danzare, e soprattutto a percuotere il corpo creando sonorità ritmi percussioni che avvolgo il pubblico.  Qualcuno cede, il sudore e la forza fisica arrivano al pubblico come un’onda, i movimenti a volte in cerchio (archetipo psichico?) o liberi negli spazi del palco diventano una trance dalle radici antropologiche … per rimanere lucidi e salvarsi dall’estasi, ogni tanto i ballerini si lasciano andare a delicati sfioramenti, sorrisi, abbracci, solitari riposi, scelta di brani musicali incoraggianti ... E poi si riparte ancora più rinvigoriti ed energici, fino all’esaurimento delle forze.
Il pubblico è il protagonista sadico della performance decretando la durata dello spettacolo … quasi voyeuristico, nell’assistere ad alcuni atteggiamenti dei ballerini, che sembrano “privati” …
Come nella Sinfonia degli addii di Haydn, gli esecutori uno dopo l’altro lasciano il palco esausti, lasciando la fisarmonica senza suono, i computer spenti, il silenzio.

“Non si uccidono così anche i cavalli?”

La grande bravura di tutti e l’originale idea vengono gratificati da calorosi e lunghi applausi.
Da non perdere!

venerdì 24 agosto 2012

Tiziana Bolfe - Le coltri stanche, 12 agosto 2012, Cittadella Palazzo Pretorio





3 donne, 3 età, 3 abiti glamour dal lungo strascico. Feticcio ambito dalle donne, ma qui come dei serpenti si snodano tra le stanze sfiorando il pubblico.
Le donne si avvicinano, si allontanano, si incontrano con gli sguardi e scrutano il pubblico. La giovinezza fiera e spavalda sfida la mezza età, le gira attorno e la abbandona, mentre questa, danza divisa da un vetro con l’età più avanzata … oramai rinchiusa ma inevitabilmente vicina …
Entrano ed escono dalle stanze, agiscono sugli spazi mentre il pubblico è costretto a destreggiarsi tra lo strascico-serpe e la scelta di chi seguire … quale età abbandonare o rimanerne affascinati?
Come all’inizio così alla fine le tre donne si riuniscono in una danza canoviana tridimensionale di grande impatto. Danza fatta di gesti, di mani che vedono e occhi che sentono.  Mentre un tappeto sonoro mai invadente di liquida musica elettronica, rende gli spazi del palazzo un non-luogo, quasi un vecchio set televisivo de Il Segno del Comando.
Le tre bravissime interpreti sembrano uscire da un racconto di Cunningham, affascinanti, seducenti, da sapienti vestali governano i costumi con matematica maestria, instaurano un contatto visivo con il pubblico, stregando con le prodezze a pochi centimetri di distanza.
Tutte bravissime, intense, e soprattutto grandi nel gestire una location davvero difficile per il troppo pubblico, gli spazi, i costumi.

venerdì 20 luglio 2012

Alanis Morissette, HYDROGEN Festival - Piazzola sul Brenta (PD) - 17 luglio 2012




La bella Alanis inizia il concerto andando su e giù per il palco, camminando avanti e indietro, quasi a misurare la metratura del palco.
Così per molti brani, purtroppo non tutti perfettamente udibili, un po’ di ritorno nei bassi, e qualche problema tecnico, poi risolti con qualche correzione all’audio.
Un inizio quasi intimista, forse un po’ distaccato … l’apporto dell’armonica scalda l’atmosfera con sensazioni folk-nostalgiche.
Ma arriva Ironic e tutto il pubblico canta e la acclama.
Coccolata e forse più tranquilla inizia a scatenarsi con i classici di Jagged Little Pill. A guardarla nel roteare la lunga chioma, sembra di rivedere la ragazza post-grunge che nel 1995 appariva da semi sconosciuta nei club cantando scatenata You Oughta Know (all’epoca aveva 21 anni) per diventare poi una cantante da milioni di dischi venduti (solo Jagged Little Pill ha venduto oltre  33 milioni di copie, 78 dischi di platino in giro per il mondo, e ogni tipo di award)

Da metà concerto in poi il buon audio fa apprezzare le hit della carriera di Alanis, sempre con qualche inserto di armonica a bocca, basso, e travolgenti ballate … fino ad una inevitabile Thank U, per il pubblico e per la sua carriera.

mercoledì 18 luglio 2012

PATTI SMITH - CONCERTO PER LA MEMORIA, (Bologna 15 luglio 2012)




È curioso vedere come Patti Smith riesca a coinvolgere un pubblico di varia età ed interessi: fans attempati, genitori post - … con figli a seguito, rappresentanza GLBT, ragazzini scatenati sotto il palco. Dai classici e conosciuti brani agli ultimi dal nuovo lavoro Banga, tutti cantano, ballano, incitano la sacerdotessa del rock.
È una serata particolare, tra il pubblico vi sono cartelli con messaggi che vanno al di la dell’affetto per la cantante. Patty ne prende qualcuno, li mostra, uno in particolare su Genova 2001, da poi il microfono ad una ragazza che ricorda a tutti lo sdegno per le condanne ai manifestanti del G8 del 2001.
Patti è comunicativa, trascinante, tra un brano e l’altro interagisce con il pubblico, scherza, parla del terremoto, del Museo  della memoria per Ustica alle sue spalle, e invita tutti a lottare.
I brani di Banga dal vivo diventano dei classici, in particolare Maria, dedicato a Maria Schneider.
Preso il basso, si scatena, il tempo sembra tornare indietro, uno spaccato rock di tanti tanti anni fa, circondata da bravi e fidati elementi, e dal supporto degli storici  Dee Daugherty e Lenny Kaye.
Patti: una magica “nonna rock” che tutti vorremo avere!

Prima e dopo l’esibizione di Patti Smith, era possibile visitare gratuitamente il Museo  della memoria per Ustica. Uno spazio dove i resti del DC9 abbattuto il 27 giugno 1980 sono stati ricomposti nell’allestimento dell’artista Christian Boltanski. Museo aperto al pubblico dal 2007.
Spiazzante ed angosciante: 81 lampade scendono dl soffitto accendendosi e spegnendosi al ritmo di un respiro, 81 pannelli/specchio neri coprono delle piccole casse audio che trasmettono le voci, i pensieri delle 81 persone morte nello schianto, come le ha immaginate l’artista. A terra dei contenitori/sarcofago ricoperti di pelle nera, dove all’interno si trovano gli oggetti personali delle vittime donati dai famigliari al museo, e negati agli occhi dei visitatori.
Un’ istallazione che lascia senza parole, necessaria, di grande impatto visivo ed emotivo, artisticamente crudele come la realtà. Un monumento alla memoria di un evento ancora oggi circondato di mistero. 

THE CULT - Hydrogen Festival (Piazzola sul Brenta, PD) 13 luglio 2012






Salgono sul palco i Cult con il leader Ian Astbury un po’ affaticato e dal look  un po’ ingoffato (il tempo è passato … )  dopo un inizio un po’ impacciato, si lanciano nelle hit che gli hanno resi famosi.
Del passato psichedelico, glam, wave, resta poco, tutto è più hard rock, quasi metal.  E dall’ascolto dei brani del nuovo lavoro Choice of Weapon dal vivo, forse sono più a loro agio nella vesta rockettara. Brano dopo brano l’energia aumenta e i componenti  si lanciano in generose performance.
La bella voce limpida di Ian degli anni migliori sembra un po’ lontana, alcuni brani diventano difficili, ma la band è in gran forma soprattutto per il batterista. Comunque il tutto è piacevole e ben strumentato.
Palco e luci essenziali, senza fronzoli o richiami al passato, una nota interessante le foto proiettate negli schermi laterali, a volte quasi in contrasto con i brani:  affascinanti frames metropolitani, decadenti statue cimiteriali, location urbane, ma anche inquietanti ed affilati coltelli.
Concerto breve (forse un'ora e mezza) ma intenso, per, forse 2000 persone

venerdì 15 giugno 2012

La Biblioteca del corpo - Ismael Ivo, Teatro Comunale Vicenza (14 giugno 2012)





Mentre gli spettatori si accomodano sulle poltrone, al centro del palcoscenico, un corpo femminile sotto ad uno scheletro, muove le bianche braccia con movimenti lenti (immagine che ricorda la performance di Marina Abramovich Nude with Skeleton” del 2002). Un suono inquietante aumenta di volume (cercando di attirare l’attenzione del numeroso pubblico interessato a ben altro …) finchè tutto si fa buio.
Inizia così La Biblioteca del corpo di Ismael Ivo, dopo la prima alla Biennale Danza di Venezia, lo spettacolo si presenta al pubblico dei teatri.
Dal buio appare un corpo nudo e sullo sfondo delle teche illuminate con all’interno dei corpi che si muovono sempre più velocemente. Come insetti dentro dei vetrini. Più che una biblioteca, un museo di storia naturale.
All’improvviso i vetri esplodono e crollano, i ballerini scendono dalle teche e invadono il palco … davvero notevole a livello visivo e sonoro questa prima parte.
Poi il resto si fa criptico quasi alla noia: una coreografia che incredibilmente copia Pina Bausch e Wayne McGregor.
Un continuo e incessante ritmo (Tambours du bronx) che alla fine diventa ripetitivo e monotono.
Mancano brani più emozionanti e catartici come nei lavori precedenti (brani che una volta terminato il balletto ti rimangono addosso). Sonorità da rito iniziatico, ma per la numerosa compagnia, questo rito non si compie e la sensazione è di un saggio finale di danza.
Troppi ballerini in scena, “troppo balletto”, ci sarebbe voluto un compendio di teatralità più incisivo (per intenderci alla Erendira, il lavoro di Ismael del 2005).
Non tutti all’altezza, ma sicuramente in crescita, i ballerini verso la fine dello spettacolo rischiano di “accalcarsi” nelle complicate coreografie.
Anche lo sforzo visivo verso la fine scarseggia, le teche vuote, le luci, lo spazio diventa cimiteriale, le teche, dei loculi.
L’ambizioso progetto, su carta, parla di Borges, di libri, di Babele e tanto altro, ma tutto questo rimane appena accennato.

mercoledì 6 giugno 2012

QIU SHIHUA - White Field - Hamburger Bahnhof Museum für Gegenwart Berlin, 22 maggio 2012







Il primo approccio con le tele di Qiu Shihua è quasi raggelante, enormi pannelli dipinti di bianco, praticamente tutti uguali …
Ma dopo il primo impatto e una lenta seducente “messa a fuoco” delle opere (minimaliste?), agli occhi di  chi guarda affiorano delicati paesaggi dalle profondità impalpabili. Con un “effetto speciale” incomprensibile, si dipanano allo sguardo immagini prima solo bianche, nebulose.
Il percorso diventa intrigante, curioso, uno sforzo visivo per assaporare visioni “miopi” o sottovalutate per una frettolosa interazione.
I paesaggi della ricerca di Qiu Shihua risultano eleganti, di minuziosa fattura anche se dalle estese campiture.
Paesaggi che sembrano immersi o avvolti dalla nebbia, dove l’occhio cerca dei punti di riferimento per stabilire un “luogo”. Ma l’artista non si avventura in luoghi comuni, ma come dimostra l’approfondimento nell’ultima sala, da una ricerca sui paesaggi della cultura pittorica cinese.
Potrebbe apparire come una esperienza Zen, ma a parer mio, una ricerca che mina le consolidate e rassicuranti visioni paesaggistiche per sguardi che vanno oltre.

sabato 2 giugno 2012

Anthony McCall - Five Minutes of Pure Sculpture, HAMBURGER BAHNHOF - MUSEUM FÜR GEGENWART – BERLIN- 22 maggio 2012





Nella sala principale del museo della ex stazione, resa buia ad hoc con una leggera e impalpabile foschia, Anthony McCall invita gli spettatori a giocare ed interagire con i fasci di luci che dal soffitto proiettano al pavimento delle strane e primitive forme. In movimento lento e in continuo cambiamento.
Le speciali proiezioni a cui McCall lavora da anni, ricordano in qualche modo la proiezione cinematografica, soprattutto per le 4 opere orizzontali, in cui è possibile “entrare”, giocare, farne parte …
Le opere verticali sono di grande effetto nella grande sala, il silenzio, e il fascino inducono ad un senso magico, ad una ricerca che sembra catalizzare gli spettatori, pronti a stendersi sotto i fasci o sedersi all’interno quasi in una ricerca di maggiore feeling con l’opera (o a qualche interpretazione personale, quali capacità calmanti o meditative delle opere stesse … )
La cosa interessante a mio avviso è l’immediata estraniazione dal mondo esterno,  e a livello percettivo, non tanto la luce ma i movimenti delle proiezioni e il buio attorno creano degli effetti molto attraenti ed ipnotici.
Il buio non diventa ostacolo o difficoltà ma immersione, lo spazio si amplifica, e il girovagare tra un’opera e l’altra diventa una passeggiata in un giardino oscuro con sculture di luce sinuose ed intriganti.

giovedì 31 maggio 2012

ROMAN ONDIK - do not walk outside this area - Deutsche Guggenheim Berlino, 21 maggio 2012





Selezionato  "Artist of the Year" 2012 dalla  Deutsche Bank, lo slovacco Roman Ondik è attratto dal viaggio, dallo spostamento, dal muoversi.
Ma nella mostra al Deutsche Guggenheim di Berlino,  ci sono altri elementi come fin dal titolo:  “do not walk outside this area” riguardanti le imposizioni e i divieti … nella prima sala troviamo alcune opere dell’artista, un primo approccio un po’ curioso, all’arte di questo artista, un primo spazio-luogo-destinazione.
Ma il coup de théâtre è proprio nella sala successiva: un’ala di un Boeing 737-500.
Bisogna salire sopra, camminare sopra l’ala per raggiungere la stanza successiva, la nuova destinazione. Un “ponte” verso l’esperienza che l’artista ha fatto in Calabria per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Qui troviamo ritagli di giornali e cartoline dei luoghi visitati.
Un curioso viaggio, un salto tra un luogo ed un altro ristretto tra poche sale.
Ma anche “provare” una nuova esperienza (non è da tutti i giorni salire su l’ala di un aereo) salire su una  superficie irraggiungibile che altrimenti può essere vista solo fuori dalla finestra della cabina di un aereo.
Davvero interessante … forse un po’ illeggibile in alcune opere volutamente minimaliste, ma stimolante come esperimento personale sui diktat del mondo dell’arte, della cultura, del costume, e perché no? Della propria sfera personale.

lunedì 28 maggio 2012

LEN FAKI - BERGHAIN, Berlino 19 maggio 2012






… mentre aspettiamo di entrare, Len Faki ci passa accanto trasportando  il suo carico di musica, mangiando una banana …

Sono le 5 e la luce del giorno rischiara la fila chilometrica fuori dall’entrata del Berghain, varchiamo la soglia dopo un accenno di assenso di Sven Marquardt, giusto in tempo per l’inizio della session di Len Faki alla consolle.

Un inizio travolgente, apocalittico, con il popolo che lo acclama e il suono che diventa ossessivo.
Un muro sonoro difficile da dimenticare, con piccole variazione evocative ed effetti ricercati. Ma va oltre con interferenze e  distorsioni senza fine con i  toni che si fanno sempre più profondi e tellurici.
Pochi ed efficaci effetti luce per un’estraniazione totale
Il rito si compie, la gente alza le braccia, urla, lui ripaga con inarrestabili ritmi dai bpm trascinanti.
Giusto per riossigenarci, facciamo un salto al Panorama bar dove la musica è più “tranquilla”.
Dalle vetrate della zona fumatori, il sole è già alto e Berlino è già in movimento.
Sono le 07.30 e Len Faki stà ancora suonando.

sabato 21 aprile 2012

OFF SHORE, JENNIFER ROSA - Teatrino Groggia, Venezia, 20 aprile 2012






Una location particolare: un antico magazzino trasformato in teatro all'interno del giardino di Villa Groggia. 5 performer, 5 quadrati segnati a terra, due pareti con dei fogli appesi, un computer ... tutto il pubblico attorno.
La matrice emozionale scandita da numeri, viene casualmente editata da un computer, i performer si esibiscono nei quadrati segnati a terra, circondati dal pubblico che può girare, spostarsi, osservare, anche uscire, per rientrare e trovarsi di fronte ad una diversa casuale composizione.
In modo ipnotico i performer scrutano i partecipanti cercando un contatto visivo per riversare una esperienza, ricercare un "confronto", una relazione al di fuori degli schemi prestabiliti dalla matrice, e dal continuo andiriveni curioso degli spettatori.
Davvero brave, intense nel generare frammenti interiori, ... una ricerca che accenna sessioni intime, psicotiche, rituali vissuti, trasfigurate in stereotipie grafiche.
L’esperienza vissuta viene poi “scaricata” sui dei fogli appesi ai muri. I performer disegnano ad occhi chiusi il proprio corpo. Un momento molto toccante, i sorprendenti disegni appesi diventano opere difficilmente catalogabili.
Bravi tutti!!

martedì 3 aprile 2012

MARINA ABRAMOVIC, THE ABRAMOVIC METHOD - PAC, Milano, 2 aprile 2012




Partecipare alla performance di Marina Abramovic, o meglio al suo The Abramovic Method, ha in se qualcosa di nuovo ma contemporaneamente anche di vecchio  … l'idea in se di fare diventare lo spettatore opera d'arte, esporlo al pubblico, visionarlo, scrutarlo attraverso lenti e binocoli, è stimolante ed interessante ... ma forse non innovativo.
Ma andiamo per ordine, "l'opera" a mio parere inizia dal momento in cui si prenota al telefono, bisogna scegliere un orario, pagare, far parte di un gruppo di circa 20 persone.
Arrivati un quarto d'ora prima della performance, le assistenti in camicie bianco ci hanno fatto firmare un contratto con l'artista, altri inevitabili documenti sulla privacy ... mancava a mio parere un documento sulla responsabilità nel caso una persona avesse problemi respiratori, epilessia, o qualche mancamento durante le due ore di performance ... le cavie vengono omaggiate di un video di Marina che racconta l'Abramovic Method, e del perché, la sua ricerca dal body art è passata a questa “nuova” esperienza ... ci racconta che è importante il contratto in quanto firmiamo e rendiamo disponibili due ore della nostra vita per l'artista e lei ci ricambierà con "la conoscenza".
Indossati i camici, tolti eventuali metalli dal corpo, fatti un po’ di esercizi di respirazione, riscaldamento, attivazione di energia varia, aperture di orifizi degni di qualche clinica ayurvedica indiana, le assistenti mettono ogni persona direttamente a contatto con le opere non prima di aver indossato delle cuffie altamente isolanti, in una turnazione di tre sessioni: seduti, in piedi, sdraiati.
La mia esperienza con le tre sessioni è stata piuttosto diversa, troppi stimoli intorno (il pubblico, telecamere, binocoli, rumori) ... una specie di training autogeno indotto dall'esterno e ... forse nell'aspettativa dell'artista, dai materiali naturali che compongono le opere (legno, minerali, metalli ...). Comunque è stato interessante, non tanto per le “sensazioni” che ognuno anela a percepire (la scelta dei minerali che dovrebbero “caricare” di sensazioni il corpo umano, sa tanto di new age fuori tempo massimo), ma per il fatto di essere scrutato dal pubblico, una specie di cavia in un contesto artistico … una esposizione a livello emotivo a cui non sono abituato e che ho vissuto come sfida personale.
Relax? ansia? paura? ... oppure esibizionismo, una nuova forma di condivisione artistica altamente amata dai fans che accorrono, prenotano, spendono, si lasciano cullare dalla voce di Marina che rassicura e alimenta aspettative esperienziali di alto livello ... ogni partecipante alla fine delle tre faticose esperienze, mentre qualcuno piange, qualcuno ride, chi viene svegliato nella sezione dei lettini, deve scrivere su di un notes le proprie impressioni, e poi lasciare il tutto a disposizione dell'artista.
La mostra si conclude nelle sale superiori con alcune immagini, video, (molto spazio è dedicato alla performance di New York) interviste di Marina negli anni più recenti ... mancano a mio avviso alcuni video degli anni 70' che ricordassero le sue ricerche e la sua idea di body-art in quegli anni, in quel periodo, prima di arrivare alle ultime esperienze ... tutti recuperabili nella sezione video del Centre Pompidou di Parigi.
Intanto il turno successivo di altre 20 persone si sta preparando per la performance … tocca a noi ora l’esperienza voieristica di osservare gli altri.


sabato 31 marzo 2012

LA DINASTIA BRUEGHEL - Villa Olmo, Como, 31 marzo 2012



La mostra, forse un pò ambiziosa, prova a raccontare la dinastia dei brughel attraverso alcune opere esposte in Villa Olmo. Un periodo davvero troppo esteso per i diversi Brughel, le numerevoli opere realizzate, in un albero genealogico davvero complicato.
Oltre a loro, troviamo anche i pittori, e i contatti avvenuti nella tipografia di Cocke, in  particolare con le opere di Bosch. Nella mostra troviamo infatti "I sette peccati capitali" che solo questa vale la visita.
L’allestimento è semplice all'interno della Villa, le luci dirette mettono in gran risalto i quadri con i fiori che esplodono nei colori e nei dettagli, e gli incredibili olii su marmo raffiguranti insetti e farfalle.
La stessa luce però non aiuta nei preziosi e delicati inchiostri, carboncini, incisioni quasi impercettibili sotto la violenta luce.
Tra nature morte, ghirlande, e allegorie la mostra arriva ai pezzi forti, presentando le vicende grottesche dei contadini e i paesaggi invernali.
Ma alla fine del percorso, quando le inquietudini iniziano ad apparire nei quadri, le influenze di Bosch e altri pittori dell'epoca ... la mostra termina, e il desiderio di indagare, di proseguire il cammino, è da stimolo a ricercare i quadri più importanti nei musei Belgi e Olandesi.

venerdì 30 marzo 2012

WILL - Martina La Ragione e Valentina Buldrini, 28 marzo 2012 Teatro delle Maddalene Padova





Due figure femminili, un spazio scenico chiuso che sottolinea il mondo esterno.
i corpi si muovono prima lentamente, mettendo in evidenza le gambe, creando nuove figure dimensionali ...
al mondo esterno si cede qualche elemento, le mutande, o orpelli per coprirsi, difendersi, proteggersi ...
Rimanere al chiuso, isolati, protetti? o uscire, proiettarsi, vivere?
la danza si fa frenetica, muscolare, e al mondo esterno servono altri sacrifici ...
le scarpe coi tacchi alti ... "lordarsi" la bocca di nero ...
alla fine cosa è interno o esterno? dove rimanere? con chi accanto? ...
forse troppe domande, ma molti stimoli dalle due bravissime performer in un'estetica che inizialmente
sembra una catwalk di Martin Margiela o una performance di Vanessa Beecroft  ...
ma alla fine i corpi martoriati assomigliano alle opere di Berlinde De Bruyckere, con i capelli arruffati, emaciati, segnati ...
una nota particolare merita la scelta musicale, davvero azzeccata, intrigante, avvolgente, tellurica, mai banale
brave!

giovedì 23 febbraio 2012

SMASH - Steven Spielberg, Theresa Rebeck - NBC febbraio 2012


Stanchi di Glee? Stanchi della campanella che suona e di continue gare? Ecco il musical-drama per un target più adulto per soddisfare altri palati, con altre scelte musicali.
L'allestimento di un nuovo musical ispirato a Marylin Monroe mette in movimento la macchina Broodway con tutti i suoi artisti e lacchè. Da dietro il palcoscenico a dentro le case, nella vita privata di produttori, autori, attori, casting, e molto altro ...
Il regista è Steven Spielberg, molto atteso dopo i quasi flop come produttore per Terra Nova e Falling Skies ...  ben diretto, ben realizzato, alta qualità da grande schermo, il giusto pizzico di cattiveria e tanti bravi attori come Grace Adler (Will & Grace) e soprattutto la grande presenza di Anjelica Huston che nel serial interpreta la produttrice.
Le due brave attrici che si sfideranno per interpretare il ruolo super americano, super femminile, super icon forse di tutti i tempi, dovranno darsi un gran da fare ... e soprattutto dovranno conoscere, rivivere la vita della "vera" Marylin Monroe ... da giovane (Norma Jane) e da star negli anni del successo ...
Sogni, successo, sudore ... non manca niente, 
Da non perdere!



martedì 31 gennaio 2012

HOMELAND, Howard Gordon, Alex Gansa, Gideon Raff - Gennaio 2012 Showtime USA



Tratto da un serial tv israeliano di grande successo, nella versione americana, il racconto si trasferisce a Washington. La storia del soldato ritrovato dopo 8 anni vivo in Iraq e del ritorno in patria, smuove le coscienze dell'America politica, mass-mediologica, e soprattutto smuove tutto il mondo dei servizi segreti, CIA, FBI, e altri che con ogni mezzo vogliono capire se il soldato in questione non sia tornato con altri intenti ... in un contesto da paranoia terroristica dopo l'uccisione di Bin Laden e dieci anni dopo l' 11 settembre ... non mi dilungo sulla trama perché la costruzione davvero efficace e intrigante da thriller super cospirativo merita il silenzio e la sorpresa ...
definito a torto il "24" dell’era Obama, in realtà ci troviamo di fronte a ben poche scene eclatanti da
classico action alla Jack Bauer, ma bensì con interessante drammaturgia si insinua nelle vite private della famiglia del soldato, nelle vite degli agenti segreti. Inganni, bugie, segreti per sopravvivere e soprattutto per scovare la verità, disposti a tutto, anche illegalmente per spiare, scoprire ...
ottima regia, e soprattutto una fotografia da grande cinema per entrare davvero "dentro" le case, gli spazi
governativi (memorabili alcuni immagini in cui i protagonisti sono "prigionieri" nelle stanze del potere, le cui tapparelle alle finestre diventano gabbie ...) nelle ultime puntate la regia e la fotografia diventano angoscianti, con le telecamere addosso ai protagonisti, e gli spazi claustrofobici.
Un discorso a parte merita l'attrice Claire Danes: premiata quest'anno con il Golden Globe per l'interpretazione femminile proprio per questa serie. Un agente segreto con problemi di disturbo di personalità, problemi che tiene nascosti ai suoi superiori, ma che inevitabilmente affiorano con conseguenze drammatiche nelle ultime puntate ... proprio nelle ultime puntate l'attrice da il meglio di se in una interpretazione davvero grandiosa e da brividi ...
abituata ai personaggi disturbati, estremi, già nel 2010 aveva vinto un Golden Globe nella strepitosa interpretazione dell'autistica Temple Grandin nell'omonimo film tv.
Non sono da meno gli altri interpreti, in particolare il soldato Nicholas Brody interpretato da Damian Lewis,
e personalmente ho trovato davvero notevole l'attrice Morena Baccarin già vista in V, qui madre, moglie, amante, sempre in bilico tra dubbi, slanci emotivi e controllata sensualità.
Davvero messi a nudo gli attori in situazioni non banali per un serial televisivo, quali il sesso e crisi di ogni tipo.
Qualche flashback non invadente per raccontare allo spettatore la verità ... ma sarà davvero così? ...
Chi sarà mai il soldato tornato dall'Iraq?


venerdì 6 gennaio 2012

A RUA (THE STREET) - MUHKA (3 Gennaio 2012, Anversa)


Un’interessante mostra dedicata agli artisti e movimenti degli ultimi decenni a Rio de Janeiro.
Il titolo già spiega molto, una immersione nelle strade, nella emarginazione, nei colori, nella violenza, nella vita di tutti i giorni.
Gli artisti immaginano diversi percorsi, molteplici letture, segnali, indicazioni per sopravvivere o esaltare una città con mille vie di fuga, persone, edifici.
Ernesto Neto si allontana dalle sue forme biomorfe e crea una interessante costruzione-capanna dai colori carioca. Un riparo ancestrale ma contemporaneo in un mondo sovraffollato.
L’istallazione di Laura Lima con gli uccelli rinchiusi in cornici e bloccati nell’angolo del museo sono davvero belli, immersi nell’azzurro delle mura.
Altra curiosità le valigette di Dias & Riedweg contenenti piccoli video dei resoconti dei passaggi di mano, viaggi, avventure per le strade di Rio di questi piccoli contenitori.
Bellissime foto raccontano gli scontri, le rivolte nei momenti più difficile degli anni 70’ ad opera di Evandro Teixeira, e altre immagini di Anna Maria Maiolino sulla strada, tra le uova, i piedi di un bambino …
Al centro della sala delle vasche rotonde contenti liquido rosso, sopra dei fagioli neri ci ricordano, come nei video delle ultime sale che purtroppo il colore rosso sangue è sempre presente nella rua, così come i bellissimi piccoli disegni a matita di Rosana Palazyan, volutamente infantili su fogli di quaderno, pesantemente reali illustrano la violenza sulle donne, la prepotenza della polizia.
Una bella mostra da non perdere.