martedì 31 dicembre 2013

"My best of" MUSIC 2013



Boards Of Canada – Tomorrow’s Harvest
My Bloody Valentine – MBV
Savages – Silence Yourself
Hinterland – Recondite
Oneohtrix Point Never - R Plus Seven
Julia Holter - Loud City Song
Goldfrapp - Tales Of Us
Jon Hopkins – Immunity
Broadcast – Berberian Sound Studio
M.I.A – Matangi

mercoledì 16 ottobre 2013

JENNIFER ROSA - L'ora - Ghisa Art Fusion (Fabbrica Saccardo) 29 settembre 2013, Schio

(Foto di Caterina Romano)


Un computer a bordo di un rettangolo circondato di spettatori, con voce fredda e tecnologica, ci avvisa sulle modalità della performance a cui assisteremo: una serie di pezzi scelti casualmente dal programma e dalla durata casuale. I performer comandati dal computer entrano in scena e danzano il pezzo indicato. A volte ripetuto, allungato nei tempi o interrotto … tutti assieme, a coppie o singolarmente.
Da semplici “Strike a pose” in SCATTI a impegnative lotte di dominio in INTENTI dove i due performer maschi si spingono attraggono e respingono. O estenuanti giochi fisico-onomatopeici in SUJU … ingannando gli spettatori con un titolo finto-nipponico …
Metafora della società che ci indica/comanda come comportarci ma anche l’invadenza della tecnologia che ci costringe a comportamenti sempre più programmati  con un’inquietante invadenza.
Individualmente o in gruppo (come i social network) come nel pezzo MASSA dove i performer si sostengono/attraggono come atomi irrimediabilmente legati l’un l’altro. Se qualcuno cede tutto il gruppo si sfascia … per poi riattaccarsi l’uno con l’altro come calamitati.
In PELLE, un concitato togliersi capi, gettarli, raccoglierli, infilarseli, senza badare a taglie o dimensioni … rincorrendo mode stili sempre più veloci quanto l’atto di gettarli via.
In CROLLI ogni performer sostiene il gruppo in piedi, ma inevitabilmente se qualcuno cede, tutti precipitano  …

SCATTI INTENTI RIVOLTE SUJU FONDO ESPOSTO MASSA MISCHIA TRASPORTO SCAMBIO CROLLI PERSISTENZA PELLE STATO ognuno da il massimo fino allo sfinimento in una ricerca che rielabora la presenza, l’altro, lo spettatore, lo spazio. BRAVI!!!

lunedì 29 luglio 2013

SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO/ROMEO CASTELLUCCI / Attore, il tuo nome non è esatto - MEIN HERZ Drodesera XXXIII Centrale Fies Dro, 27 luglio 2013







La luce rossa inonda gli spazi della sala comando della centrale di Fies, ci immerge in un irreale set che fonde Kubrick e Argento in una altalenante dimensione marziana-soprannaturale … una porta si apre ed esce una persona un po’ svogliata … pochi dettagli: un rettangolo di polistirolo, un lettore di bobine, un flacone di panna spray … non serve altro, play!:  attraverso le registrazioni audio di esorcismi, possessioni demoniache, o in particolari declinazioni di xenoglossia,  glossolalia, o sedute spiritiche,  gli “attori” della Societas Raffaello Sanzio vengono “posseduti” e al pubblico esibiscono contorsioni, vomito, bave, ostentazioni sessuali … pochi minuti e off! sessione terminata, un sguardo e un sorriso compiaciuto al pubblico e si esce da un’altra porta, mentre un altro è pronto …
Attori posseduti dal demoniaco Romeo Castellucci o possessione psico-religiose da indagare? Chi recita in realtà? Chi compiace chi? ...
L’atmosfera molto vintage sembra evocare film come Possession di Zulawski o per altri versi o sensazioni il più recente Berberian Sound Studio di  Strickland.
Suoni, voci, rumori … il demoniaco su traccia audio sviluppa paralleli e curiose analogie … religione - regia, scienza - necromanzia, metafonia - psichiatria …

Nell’immagine finale qualcuno dovrà “cedere” alla tentazione e rimanere inevitabilmente posseduto …
Se danzi col diavolo, il diavolo non cambia. È il diavolo che cambia te …

Geniale!!


sabato 22 giugno 2013

Anna Magdalena +Iori's Eyes - Inkubo Electronic experience, Villa Del Conte – 21 giugno 2013



Davvero interessante la musica proposta da Anna Magdalena. Sonorità intimo-elettroniche che accarezzano chi ascolta, Anna è brava e ammalia il pubblico.

Poi arrivano i Iori's Eyes, un gruppo davvero intrigante, suoni, proiezioni … voci originali, affascinanti, difficile non rimanere ipnotizzati, impossibile spostarsi da sotto il palco … un mix androgeno proiettato al futuro più che interessato a citare il passato. Bravi!!

sabato 15 giugno 2013

ALESSANDRO BEVILACQUA - Mirrors - Entrata d'Emergenza, Vicenza 9 giugno 2013



(Foto di Caterina Romano)


Gli specchi riflettono quello che si para davanti … che sia un volto, una figura, una rappresentazione, cerchiamo sulla superfice riflettente una risposta, una conferma …
Nell’angusto spazio di una ex parruccheria, dopo aver attraversato corridoi pieni di teste di manichini, parrucche, il tutto un po’ vintage freak … ci troviamo di fronte ad Alessandro, fermo immobile, con gli specchi alle spalle che riflettono il pubblico seduto … ci si osserva nel silenzio assoluto … mentre il performer in misurati minimali gesti che ricordano Kazuo Ohno ci trasporta in un mondo di Narciso al contrario … un rifiuto nel guardarsi, specchiarsi. Tanti specchi attorno ma una negazione aleggia nella scelta coreografica.
Ma dopo il silenzio, il brano Fyt dei This Mortal Coil si insinua e si dipana, i gesti cambiano e si fanno più elettrici e nevrotici, Alessandro da sinistra si sposta a destra. Cosa è cambiato in noi? Cosa percepiamo degli altri?
Meglio girare le spalle agli specchi indagatori e leggere negli occhi di chi guarda quello che cerchiamo negli specchi.

Breve ma intenso, il lavoro non lascia dubbi sulle capacità di Alessandro e sulla profondità poetica del risultato. Bravo!!

venerdì 24 maggio 2013

Geoffrey Farmer «Let's Make the Water Turn Black» - Migros Museum für Gegenwartskunst Zurich, 23 maggio 2013



Continuo a non amare questo artista … me lo ritrovo in giro per le mostre, nei musei più importanti … ma continua a non convincermi. Al Migrosmuseum di Zurigo ci presenta un’altra delle sue ennesime istallazioni /accumulo… qui una passerella /palco che si allunga con un mare di cianfrusaglie ... idee oggetti sculture si fondono in un'opera multiforme che si sviluppa nel corso della giornata e presenta una cronologia improvvisata del musicista Frank Zappa (il titolo della mostra è il titolo di un brano di Zappa).  Il dispiegarsi di una giornata attraverso elementi cinetici, acustici, e tanto altro … insomma una baracconata come solo lui sa fare … e che inevitabilmente fa cool accorrere a questa mostra e rimbambirsi davanti alla raccolta non “differenziata” di questo artista che cita Zappa per parlarci di vita e di morte … salendo e scendendo dal palco …
Insopportabile!!

giovedì 23 maggio 2013

ANIMALI: Animali reali e fantastici dall’antichità all’epoca moderna - Landesmuseum Zurigo, 23 maggio 2013












All'interno del cortile del Landesmuseum è stato allestito uno spazio-contenitore dove si sviluppa la mostra. Nell’anticamera nera, prima di entrare una ragazza mi dice di attendere, le pesanti porte vengono aperte con un comando come entrare nel caveau di una banca ... all'interno teche divise per tipi di animale racchiudono incredibili tesori, rarità, curiosità, meraviglie, la maggior parte giunte dall'Italia (Firenze e Trento) dalla Francia, dal Belgio, Svizzera e molti altri luoghi per raccontare il mistero legato ad alcuni animali reali e fantastici nella storia culturale europea, dall’antichità all’epoca moderna attraverso capolavori appartenenti alle collezioni di prestigiosi Musei.
L’esposizione presenta le storie di aquile, leoni, cavalli, cervi, pesci e serpenti e la loro trasformazione in esseri fantastici: draghi, grifoni, sfingi, centauri, unicorni e sirene.
Arazzi, ceramiche, gioielli, sculture … amore e paura, vizi e virtù … uomo e animali da sempre accomunati dalla convivenza ma divisi dalle paure dalla sopravvivenza, dall'incomunicabilità … la cosa più particolare sono alcuni pezzi piuttosto curiosi. Nel medioevo ci fu un momento in cui i potenti cercavano di acquistare delle “prove” tangibili dell’esistenza di draghi o sirene … pertanto alcuni imbalsamatori dell’epoca “assemblavano” pezzi di vari animali creando gli scheletri di draghi o impressionanti sirene.
Monete, teste, monili, tassidermie del passato di grande effetto per una Wunderkammer animalesca quanto preziosa.
Allestimento incredibile che sembra citare per alcuni versi Damien Hirst in un percorso pop-surrealista. Nella parete più lunga la suggestiva bellissima istallazione video di Sebastien Dupouey accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine con suoni ed immagini stupende di leoni, aquile serpenti, cervi …  minacciosi, possenti, in intricate foreste o tenebrosi incubi.
Da non perdere!!


domenica 28 aprile 2013

Apichatpong Weerasethakul - Primitive, Hangar Bicocca Milano 28 aprile 2013






L’artista e regista thailandese Apichatpong Weerasethakul presenta nel buio dell’Hangar Bicocca il suo progetto dedicato ai ragazzi di un villaggio nel nord della Thailandia: Nabua.
Vari video raccontano la vita, le storie, dei ragazzi, con taglio documentarista o veri e propri cortometraggi.  Immagini misteriose si mescolano alla quotidianità del luogo, a curiose figure o situazioni irreali, interviste agli abitanti.  In particolare il video Primitive racconta la costruzione di una astronave (che poi ritroveremo negli altri video) in cui i ragazzi dormono dentro come un enorme utero materno. Un’astronave per fuggire dalla realtà, per partire verso un futuro, per una vita diversa. Protettivo, cinematografico quanto basta per sognare. Alcune immagini notturne sono davvero bellissime e anche se piuttosto arcane ipnotizzano per il potere evocativo.
Oriente e occidente si incontrano e scontrano nei racconti, negli stereotipi, nell'abbigliamento, nei sogni dei ragazzi bloccati in un paese popolato maggiormente da giovani perché gli adulti tra gli anni 60’ e 80’ erano impegnati in una violenta guerra tra gli agricoltori della zona.
Non immediato ma molto affascinante e curioso.

lunedì 8 aprile 2013

LATIFA ECHAKHCH (Lapse), HUANG YONG PING (Amoy/Xiamen), GUSTAV METZGER (Supportive, 1966 – 2011, The Exhibition) - Musée d’art contemporain, Lione – 3 aprile 2013







La prima delle tre esposizioni al Musée d’art contemporain di Lione è dedicata a Latifa Echakhch. Nelle prime sale le grandi tele rotonde che sembrano delle pupille scrutano gli spettatori che si aggirano tra le idee un po’ “retrò” di questa artista. Sassi, carte da gioco, specchi vintage coperti da foulard, cappelli sparsi a terra con elegante casualità … interessante questa prima parte per gli elementi usati e per il gioco tra passato e presente, scoprire-coprire indagando le potenzialità della propria identità nello scorrere del tempo … la seconda parte lascia a desiderare: dei tristissimi aquiloni sghembi, delle foto che sembrano rubate da A Zed & Two Noughts di Greenaway. Tutto già visto e già assimilato.
Nel piano successivo l’artista Huang Yong Ping ci accompagna in un percorso impertinente amalgamando religioni, feticci: un modello ligneo della Basilica di San Pietro con all’interno un mulinello per la preghiera tibetano; un dragone con la bocca aperta che si mangia un Cristo crocifisso issato su un esca da immagini Buddiste. Al muro una pergamena srotolata e dipinta con figure sacre mescolate a immagini rurali, scheletri e oggetti contemporanei. Poco dopo una stanza con delle lavatrici inzozzate da carta macinata e i muri spruzzati dello stesso materiale per lavaggi intensi di coscienze macchiate.
Il percorso prosegue con statue di divinità cinesi imballate, incellofanate, impacchettate, pronte per essere spedite o immagazzinate. Uno scolabottiglie enorme con decine di braccia Buddha (un rimando a Duchamp’s).
Alla fine del percorso un elefante a terra con le zanne spezzate davanti ad un piccolo shop stracolmo di souvenir cinesi … poco più in la un cagnolino con in un bocca un infradito, unico reperto umano di un’inevitabile tsunami globale senza possibilità di salvezza.
Semplicemente geniale!
Ultimo piano, ultimo artista: Gustav Metzger: il suo Manifesto di arte auto-distruttiva viene esposto tramite i primi manifesti dell’artista, un video sulle performance e nella parte finale nel buio totale l’istallazione definita auto-creativa: 7 pannelli dove vengono proiettati dei cristalli liquidi polarizzati, riscaldati e raffreddati dai proiettori in un continuo casuale film lisergico. Consigliati i comodi sacchi imbottiti per stendersi e rilassarsi.

sabato 6 aprile 2013

MÉTISSAGES - Les collections Denise et Michel Meynet, Musée des Beaux-Arts de Lyon - 3 aprile 2013





Davvero sorprendente e curiosa mostra di due collezionisti che negli anni, in una forma di accumulo che lambisce i souvenir con l’amore per il design e l’etno, hanno creato una raccolta di incredibili oggetti dei più svariati materiali e provenienze.
Toys d’autore si mescolano a maschere africane, a mobili giapponesi, oggetti di design di uso quotidiano, graffiti, arazzi, carte stampate, tappeti, fotografie, animali impagliati e tanto altro in un tripudio di arte personale, casalinga, lontana dai musei e a sua volta creativa, viva, inventiva. Gli oggetti comunicano tra loro in un questo caos culturale che sembra rappresentare in poche stanze il mondo attuale, nell’impossibilità di salvare tutto e tutti, ma trattenere solo il bello. 

Marco D'Agostin - PER NON SVEGLIARE I DRAGHI ADDORMENTATI, Teatro Comunale Vicenza 5 Aprile 2013



I was here!

martedì 26 marzo 2013

SWANS + Xiu Xiu - Interzona, Verona 23 marzo 2013







Un sconvolgente muro di decibel che per più di due ore e mezza scuote come un terremoto tutto. Il corpo vibra, le note arrivano allo stomaco e non capisci se stai per vomitare, vorresti allontanarti ma è impossibile, il mantra rock dello sciamano Gira è ipnotico e ti inchioda davanti al palco. Pervade ogni parte del corpo, inutile ondeggiare tenere il ritmo, i suoni irrompono e si ripetono senza avvertimenti.
I timpani sono andati, il corpo assorbe e accumula i suoni senza possibilità di scampo.
In questa session musicale tirata all’estremo alcuni brani diventano lunghi, devastanti, con batterie indemoniate, bassi, gong, campane tubolari come nel estremo immenso No Words No Thoughts che sembra non finire mai e distrugge tutte le forme di sopportazione. Una catarsi collettiva, una iniziazione magmatica. E il tutto filtrato, distorto, e reso ancora più angosciante in un inevitabile Buco Nero Definitivo.
Poco prima le intime atmosfere, un po’ fuori posto di Xiu Xiu.

martedì 19 marzo 2013

MATMOS - Interzona, Verona 15 marzo 2013





È la terza volta che vedo i Matmos in concerto, e ogni volta è una sorpresa. Per  questo nuovo tour pensavo più ad una presentazione dell’ultimo album "The Marriage of True Minds”, è così avviene all’inizio con il primo pezzo dell’album  giocando con la telepatia degli spettatori così come il lavoro realizzato in 4 anni li ha portati a interpretare i messaggi arrivati dai loro amici attraverso la trasmissione del pensiero. E così si parte in una favolosa versione di Very Large Green Triangles. Alle spalle il video del brano e loro sul palco immersi in computer, batteria, voce, aggeggi e oggetti vari.
Poi si cambia: sperimentazioni con cannucce e bollicine, palloncini gonfiati e letteralmente suonati, incursioni vocali quasi trash metal, loop psichedelici  e tanta improvvisazione free jazz, che non mi aspettavo e non mi convince … i video diventano incursioni endoscopiche in gola, figure mistico-religiose, architetture allucinogene, colorati miasmi, e i sempre presenti triangoli.
Anche il pubblico diventa protagonista imitando il suono di uccelli o i versi di animali che trasformano il locale in una divertente foresta elettronica.
Molto simpatici loro ma forse troppo breve un concerto di questo tipo. Non mi aspettavo un rave party ma qualcosa di più innovativo dal punto di vista tecnologico più che dal punto di vista concettuale.
Prima di loro il dj set molto affascinante e coinvolgente di M.uto. Un po’ ambient un po’ witch, ossessionanti voci che sembrano uscite da qualche film anni 70’, very hipster tecno style … Davvero bravo! (e durante il dj set i Matmos si intrufolavano tra il pubblico e assistevano all’esibizione …)

sabato 9 marzo 2013

DEBORA PETRINA PIANO SOLO - Villa Farsetti - Santa Maria di Sala (VE), 8 marzo 2013







Debora sembra un personaggio uscito da un film di Jean-Pierre Jeunet. 
Il concerto ha qualcosa di surreale: lei a piedi nudi in un abito vintage rosso e bianco, un po’ folletto un po’ principessa. Nella sala ovale di Villa Farsetti sedie scricchiolano, porte si aprono, la pioggia batte sulle finestre … entra pure un gatto che gironzola tra il pubblico.
Con il pianoforte-scrigno genera suoni, storie, inventa incantesimi acustici per stregare il pubblico.
Racconta la genesi dei suoi brani con delicatezza e divertimento, racconti intimi, persone incontrate, storie curiose che poi lascia alla voce e al pianoforte … come la bellissima Princess dedicata ad un ricordo del padre, l’incandescente Asteroide 482, la divertente Drum-me e altre magie. C’è spazio anche per Cage con un particolare arrangiamento.
Verso la fine arriva una versione di Ghosts dei Japan incantevole, e Sweet Dreams degli Eurythmics a chiudere il sortilegio.
Si potrebbero citare Tori Amos, Pj Harvey, Diamanda Galás, Kate Bush … no! Reset! Questa è Debora Petrina!
Chapeau! 

mercoledì 27 febbraio 2013

“Fashion. Un secolo di straordinarie fotografie di moda dagli archivi Condé Nast” – (Fondazione Forma per la Fotografia) Milano 10 febbraio 2013






“Dobbiamo fare di Vogue un Louvre” disse Edward Steichen, uno dei primi grandissimi fotografi di Vogue, alla caporedattrice di Vogue America, Edna Woodman Chase negli anni 20’.
Alla mostra del Forma ci troviamo di fronte a 200 scatti realizzati fin dai primi numeri di Vogue, dalle successive edizioni internazionali, o nelle numerose riviste delle edizioni Conde Nast in 100 anni di storia: Vogue, Men’s Vogue, Teen Vogue, Lei, Pop, GQ, e tantissime altre dagli archivi di New York, Parigi, Londra, Milano.
La lista dei fotografi è lunghissima: Diane Arbus, Cecil Beaton, Guy Bourdin, Peter Lindbergh, Man Ray, Ugo Mulas, Helmut Newton, Irving Penn, Terry Richardson, Herb Ritts, Paolo Roversi, Franco Rubartelli, Satoshi Saïkusa, Sølve Sundsbø, Mario Testino, Bruce Weber e tanti tanti altri.
Un vorticoso giro attraverso gli anni, i decenni.
Le foto non ci parlano solo di moda, di arte, ma anche del periodo storico, sociale. Gli anni 50’ glamour, i 60’ spensierati, i 70’ impegnati, gli anni 80’ dove il corpo diventa protagonista e le top model diventano star. Le prime foto di Linda Evangelista, Kate Moss, e tutte le più osannate di quel particolare periodo.
L’idea della curatrice Nathalie Herschdorfer, è quella di ripercorrere l’evoluzione della fotografia di moda dalle sue origini sino ad oggi, ricordando non solo i fotografi ma anche chi lavora dietro al set per creare scatti indimenticabili: redattori, modelle, stylist, truccatori e parrucchieri … gli abiti! Le modelle! Partendo da questo presupposto, nelle didascalie delle foto selezionate andavano messi anche i nomi delle persone che avevano contribuito a quelle foto, e nella maggiore di queste non si menzionano i nomi degli stilisti degli abiti, ma solo le modelle.
Forse una mostra non completamente riuscita fin dal titolo: Fashion. Un po’ riduttivo se di arte si tratta. Inoltre: selezionare dagli archivi delle città della moda le foto di oltre 100 anni, di una infinità di fotografi, di tantissime riviste della Conde Nast, francamente un’operazione un po’ temeraria.
Perché non selezionare un periodo delle pubblicazioni Conde Nast? O un decennio (che ne so gli anni 80’) O una rivista specifica?
Alla fine del percorso mi rimane l’amaro in bocca, troppo poco per tanto splendore. Ma soprattutto non vedo l’ora di tornare a casa e prendere in mano i numeri di Vouge, L’uomo Vouge, Vanity e altri che dagli anni 70’ colleziono e sfogliarli consapevole del mio piccolo Louvre casalingo.

venerdì 15 febbraio 2013

TOMÁS SARACENO - On Space Time Foam, (Hangar Bicocca, Milano) 10 febbraio 2013







Negli spazi dell’Hangar Bicocca Tomás Saraceno ha installato una struttura di tre piani sollevata da terra a 24 metri d’altezza. Un lavoro che sfida le paure, le sicurezze, le altezze, e tanto altro … ognuno ha il modo di sperimentarle nel fluttuante organismo sintetico.
La struttura vista da sotto lascia sorpresi. Degli enormi teli di plastica trasparente di 400 metri quadri dove si può camminare, rotolare, interagire. All’apparenza una situazione ludica che in realtà apre a molte percezioni e letture.
I 3 teli sono stati creati da un team multidisciplinare (ed immagino anche un grande sforzo assicurativo), ci sono delle inevitabili regole ben precise per come accedere o per chi non può accedere, tutto questo per garantire l’incolumità dei partecipanti e della struttura.
Chi rimane sotto alla struttura, può assistere alle prodezze ludiche dei partecipanti, il disinibito esibizionismo artistico, osservare il “comportamento” in una situazione decisamente strana. Inizialmente può far sorridere, creare ilarità vedere ruzzolare, capitombolare, le persone che sopra le teste tentano di avanzare a carponi nella plastica. Ma sia per l’altezza e la sensazione di “insicurezza”, può creare un po’ di inquietudine e decidere di lasciare il proprio posto a qualcun altro, ben capendo che non si tratta di un’attrazione di Disneyland.
Per chi partecipa a piccoli gruppi all’esperienza dopo essere entrati, tramite pertugi, corde e scalette per sostenersi, si rende conto della difficoltà, dell’altezza … per chi rimane nel “primo piano” ha una visione ravvicinata con il pavimento sottostante e il proprio senso dell’equilibrio viene messo in difficoltà. Sopra la propria testa ci sono altre persone che tentano di arrampicarsi, di non cadere nella parte più gonfia che crea con la parte sotto una specie di utero artificiale dove abbandonarsi a reconditi istinti prenatali.
Per chi è nei piani superiori, la tela è più morbida, rigonfia, crea delle tasche dove rannicchiarsi, cambia  e si deforma ad ogni movimento. Ma si è anche più vicini al soffitto e dall’alto si ha una visione globale della struttura, del movimento delle altre persone sottostanti.
Un’esperienza spazio temporale. Attraverso la membrana si percepiscono segnali, movimenti, cadute, come in una grande tela di ragno. Una trama di sensazioni, segnali, percezioni da vivere intimamente o in condivisione come un paradigma sociale.

giovedì 31 gennaio 2013

MOMIX - Alchemy, Teatro Comunale di Vicenza - 27 Gennaio 2013





Il nuovo spettacolo dei Momix sembra uno show realizzato per i grandi hotel di Las Vegas. Effetti speciali, videoproiezioni, musiche roboanti, acrobazie ginniche, oggetti su cui creare un immaginario che sembra strizzare l’occhio al Cirque du Soleil. 
Pensando alle creazioni del passato, come ad esempio Passion, è difficile guardare questo spettacolo con gli stessi occhi. Quì gli oggetti, le idee, il lavoro che ha reso celebre questa compagnia non trasmettono una ricerca, ma sembrano rimanere su un piano di illusionismo, un piano circense … l’eccesso di effetti speciali alla David Copperfield indicano mancanza di idee, nel passato usavano elementi impensabili, creativi, e di ogni tipo e tutto diventava incredibile.
Per quanto la bravura dei ballerini sia indiscutibile, non riescono a trasmettere un immaginario poetico, e purtroppo, soprattutto nella prima parte, si sfiora l’animazione che si può trovare nelle discoteche di Rimini o Riccione. La scelta musicale è forse il problema principale: un misto di discomusic anni novanta, new age, tutta molto ammiccante e ritmata per battere i piedi più che le mani … poca ironia nel mescolare simboli riconoscibili: burqa, dervishi, fiori, pesci, donne prosperose …
Le due cose che posso salvare in uno spettacolo di ben un’ora e quaranta minuti, sono il fuoco creato con un enorme pezzo di tessuto animato dai danzatori, e un gioco di corpi e specchi che simulano entità marine.
Nella seconda parte qualche guizzo sui costumi, sugli oggetti si torna ai Momix degli anni migliori … ma la musica continua ad infastidirmi, e l’inevitabile tripudio di applausi, danzatori simpatici ed ammiccanti mi lascia un senso di ruffianeria insopportabile. 

mercoledì 16 gennaio 2013

MADAME GRÈS Sculpturale Mode (MOMU Modemuseum) Antwerpen, 3 gennaio 2013







Il museo della moda di Anversa dedica una retrospettiva (in realtà una rielaborazione della mostra del 2011 dal Museo Galliera di Parigi) a Madame Grès, considerata tra le più importanti couturier del Dopoguerra. Germaine Emilie Krebs era nata nel 1903, fin da bambina sognava di diventare una scultrice, il suo sogno si realizzerà nel 32’ aprendo la sua prima casa di moda, realizzando abiti scultura. Fu l’inizio di una carriera strepitosa, insignita di prestigiosi riconoscimenti, vestì donne famose come Edith Piaf, Marlene Dietrich, Jackie Kennedy, Grace Kelly, la duchessa di Windsor, Greta Garbo, si scontrò persino con il Terzo Reich, facendo sfilare una collezione di soli abiti rossi, bianchi e blu, i colori della sua Francia, durante l’occupazione nazista. Ma la piccola e minuta donna non ebbe la fortuna di Coco Chanel o Christian Dior, morirà povera, sola, in un ospizio, dimenticata da tutti. Sarà un giornalista che scoprirà la morte tenuta nascosta dalla figlia perché non aveva i soldi per pagare i funerali, un anno dopo, nel 1994.
La mostra recupera il genio, l’artigianalità, le opere d’arte di questa donna che ha creato con i drappeggi, pieghe, soluzioni accuratissime senza usare forbici, realizzati solo in jersey o in seta, abiti ispirati alle sculture elleniche, al minimalismo, all’oriente, all’architettura.  A divinità antiche per donne eleganti oltre ogni tempo.
La mostra presenta una serie di abiti da giorno, da sera, da cocktail, e nelle varie ispirazioni. Alcuni abiti di Jean Paul Gaultier,  Alber Elbaz, Haider Ackermann e Yohji Yamamoto ispirati dai disegni originali di Madame Grès.
Inoltre sono esposti i bozzetti originali bellissimi, le foto originali dell’epoca, da Vouge, di Richard Avedon,  Guy Bourdin, alcuni video, tra cui uno imperdibile su Diana Vreeland che racconta dell’incontro che ebbe con Madame Grès.
Altro aspetto interessante l’allestimento curato dall’artista Renato Nicolodi, presente con alcune opere e un video in cui spiega i moduli neri, ispirati alla Roma antica, che, con giochi architettonici minimal, fanno risaltare gli abiti e li rendono “sacri”.


giovedì 10 gennaio 2013

Lucie & Simon - Scenes of Life; We–egee - Murder Is My Business; Gert Jochems - S (FOMU FotoMuseum) Antwerp, 3 gennaio 2013






Nella prima delle tre esposizioni troviamo le bellissime foto di Lucie & Simon dalla serie "Scenes of Life”: semplici scene familiari, interni di appartamenti, momenti ludici, ma resi in modo incredibile con lo scatto realizzato dall'alto, creando un effetto verticale, in bilico tra curiosità ed immediata “immissione” nel mondo fotografato dal duo franco-tedesco. Nella stessa sala un video con gli scatti dalla serie “Silent World”. Luoghi immediatamente riconoscibili come Times Square a New York, o Londra, Parigi e altre ma incredibilmente vuote, deserte, quasi un day after improvviso, inquietante … in ogni foto una sola figura, smarrita, attonita, in un mondo minaccioso … come musica di sottofondo, brani di Philip Glass.
Nella seconda esposizione una selezione degli anni 1930-1940 del fotografo Arthur Fellig, diventato famoso per le sue immagini di omicidi, incidenti, sparatorie, incendi, a volte macabre, raccapriccianti ma di immediata fruizione per i giornali di cronaca dell’epoca. Tra la fortuna e la sfacciataggine riusciva a essere sempre sulla scena del crimine e diventare così famoso da essere soprannominato Weegee (da Ouija un popolare gioco dell’epoca che prediceva il futuro). Da fotoreporter free-lance diventa noto presso le testate più rinomate, e negli anni successivi alcune mostre, un libro e un film (The naked city) lo porteranno al successo collaborando con Vogue,il Daily Mirror e con Stanley Kubrick.
Nelle ultime sale del museo, le foto provocazione di Gert Jochems. Un occhio diretto, su feticismi di ogni genere, sado masochismo, bondage, pratiche estreme e fantasiose, master and servant, divise, uniformi, mistress, aghi, punteruoli, tacchi, pelle, gomma e tanto altro … tutto questo in ambienti domestici, cucine, camere, ristoranti, salotti, garage, addobbati a play room nei modi più ingegnosi con imbracature, carrucole, teli, paranchi ed altro … oltre alle foto anche schizzi originali di inimmaginabili e creativi costumi per dress code appropriati: mute da sub gonfiate all'inverosimile  animali gonfiabili da piscina cuciti ed assemblati assieme per partecipare ad orge, feste e quant'altro  Le persone ritrarre non sono modelli o modelle, ma persone qualsiasi, casalinghe, anziani, coppie … l’occhio del fotografo non indaga la fisicità, ne l’intimità, ma una “normalità” esibita, un mostrarsi non per stupire ma per essere accettati. 

mercoledì 9 gennaio 2013

M HKA Ensembles 25 (Celebrate!) - Exhibition: [New Art in Antwerp 1958-1962: but vision itself] M HKA Antwerpen, 3 gennaio 2013










Per celebrare i 25 anni dell’apertura del M HKA, il museo più innovativo di Anversa presenta alcuni artisti che hanno lasciato il segno in città e a livello internazionale: Guillaume Bijl, Paul De Vree, Gordon Matta-Clark, Antoni Muntadas e ORLAN.
In realtà il museo esisteva sotto forma di istituzione già molti anni prima, così come alcune opere segnano i 50 anni. Poi è stato inglobato e nel 2012 si raccolgono i frutti degli anni presentando l’avanguardia del passato. In particolare ORLAN, un po’ affaticata, gioca con il passato ripetendo ai giorni nostri la stessa performance (Misures) che aveva creato 25 anni prima, “addobbandola” con “nuovi” orpelli.
Quello che allora si considerava nuovi media: fotografia, video, film sono diventati la quotidianità di un’arte ormai social, digeribile, competitiva.
Sempre nello stesso museo, un’altra sezione è dedicata all’arte cinetica nel periodo 58-62 con opere di Nul Armando e Henk Peeters, Julio LeParc e Alejandro Otero,  Walter Leblanc e Francois Morellet.

lunedì 7 gennaio 2013

MASTERPIECES IN THE MAS Five centuries of images in Antwerp (MAS | Museum Aan de Stroom, Antwerpen) 29 dicembre 2012






L'esposizione mostra come nei secoli XVI e XVII Anversa fosse un centro mondiale delle arti visive. L’allestimento è davvero impressionante le prime sale sono dipinte in oro e le opere preziose di Rubens e Cornelis de Vos sottolineano come gli artisti utilizzavano materiali preziosi per rappresentare il divino e il sovrumano, sotto forma di icone, e le effigi di re e imperatori in monete d'oro. Il primo grande cambiamento avvenne con i primitivi fiamminghi che si proponevano di esprimere il divino attraverso la riproduzione della vita di tutti i giorni con un realismo quasi fotografico. Dio è ovunque, anche nel più piccolo dettaglio.
Poi nero assoluto per opere capolavori sistemati in vetrine-gioiello su un tavolo dove sedersi e ammirare i dettagli incredibili.
Tra le opere del passato appaiono opere del presente che dialogano tra loro in un corto circuito temporale: un abito ricoperto di scarafaggi di Jan Fabre, poco più in la Croce di Pane di Renè Heyvaert e girato l’angolo una meraviglia: il Polittico Orsini di Simone Martini.
Altra sezione la Wunderkammer: il collezionismo si diffonde tra i potenti, e nelle case si creano delle aree apposite dove esibire, proteggere, dare sfoggio di opere d’arte, oggetti preziosi arrivati appositamente dall’Africa o l’Oriente.
E qui iniziarono a nascere compratori, venditori, stampatori di opere che i potenti volevano avere. Una sezione è dedicata alle “copie” delle opere più ricercate.
Le maggior parte delle opere arrivano dai principali musei di Anversa in particolare il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten e il MHKA, e per le stampe il Museum Plantin-Moretu
Un capolavoro si trova in una delle stanze dipinte di nero: La Madonna circondata da Serafini e cherubini di Jean Fouquet (1452). Un quadro bellissimo (uno dei miei preferiti in assoluto) per i colori eccessivi, le delicate nudità, e soprattutto modernissimo per l’epoca, incredibile per i dettagli delle vesti (un trattato per gli stilisti della "Antwerp Six").
La mostra termina con opere di artisti contemporanei, tra questi una scultura dell’artista Berlinde De Bruyckere, una delle massime rappresentanti dell’arte contemporanea belga.

mercoledì 2 gennaio 2013

"My best of" Serial Tv 2012




The walking  dead (season 3)
The Killing (season 2)
Boss
Hunted
Homeland (season 2)
Arrow
American Horror story (season 2)
Smash
Modern family (season 4)
Girls

È stato semplice tracciare una classifica dei serial tv del 2012, forse per il fatto che è stato un anno piuttosto medio le cose migliori saltano all’occhio immediatamente …
La terza stagione di  The walking dead è sicuramente la serie migliore del 2012, per regia, sceneggiatura, gli attori bravissimi, splatter a volontà, con un occhio agli insegnamenti di Romero, un’attenzione al fumetto originale e alla realtà politico sociale attuale … senza sbavature, senza banalità, una dura malata crudeltà, l’unica possibilità per sopravvivere.
Con la seconda stagione The killing svela finalmente gli inquietanti fatti della prima stagione, con un finale sorprendete, con una regia e fotografia densa e coinvolgente.
Con Boss siamo a livelli di alto cinema, il pilot della prima stagione è stato girato da Gus Van Sant (produttore della serie) , le immagini sono splendide, profonde, spietate. Gli zombie di The walking dead in confronto ai politici di Boss sembrano delle mammole.
Stupisce Hunted, una spy story inglese piena di cospirazioni, intrighi, ben girata, con splendide location in una Londra avveniristica, con protagonista una splendida Melissa George, spietata, sexy, disposta a tutto pur di scoprire chi l’ha tradita …
Altra sorpresa Arrow: un serial basato sul personaggio di Freccia Verde, supereroe protagonista di una serie di fumetti pubblicata da DC Comics. Dopo essere stato su un'isola deserta per cinque anni, il playboy miliardario Oliver Queen, torna a casa per combattere il crimine e la corruzione come "Arrow": un moderno Robin Hood. Un mix di fumetto, fetish, personaggi da cosplay, ironia, location dark. Con mirabolanti scene di combattimento in una città a metà strada tra Gotham city e The raven.
La novità più interessante è sicuramente Girls: un gruppo di ragazze ventenni, in una  New York che non fa sconti a nessuno, passano la loro vita tra amici, clubs, genitori, sesso, lavori improbabili, affrontando i problemi con la leggerezza della loro età. Una specie di Sex and the city senza lussi e abiti firmati. La protagonista è Lena Dunham con un volto e una fisicità anticonvenzionale,  davvero brava ed originale.
Delude un po’ Homeland nella seconda stagione, qualche leggerezza nella sceneggiatura, nell’evolversi della storia, dei personaggi al centro degli intrighi antiterroristici, qualche banalità e luoghi comuni, soprattutto quando i destini sembrano incrociarsi con la stupidità di alcuni personaggi, in particolare con gli attori che interpretano i figli. Eccessivamente choosy.
Che dire di American Horror Story dopo la prima entusiasmante stagione? In questa seconda si è invasi da un tripudio di citazionismo, a volte divertente e ben costruito, come ad esempio la scelta di utilizzare colonne sonore di film del passato riproducendo in parte inquadrature, atmosfere, dei film di Brian de Palma, Argento e tanti tanti altri, a volte l’eccesso trasforma in macchiette i personaggi come il caso di un internato nel manicomio identico ad un personaggio di Freaks di  Tod Browning. Troppa carne al fuoco: alieni, serial killer, indemoniati, nazisti, tutto dentro un manicomio, e tanto altro rende il tutto un po’ insopportabile. Per fortuna c’è Jessica Lange che costruisce un altro personaggio incredibile. E tiene a bada una marea di attori più meno famosi che eccedono nella visibilità del serial. … too much!
In caduta libera tutti gli altri serial per motivi diversi: Glee, True Blood, Fringe, The Vampire diaries, Misfits, tutti troppo concentrati ad esagerare o a giocare la carta del moralismo. In questo c’è chi ha superato tutti: The river, dal creatore di Paranormal Activity, Oren Peli.  L’incontro tra il trash-reality e l’Amazzonia, reincarnazioni, zombie, mostri, telecamere ovunque, ma soprattutto attori sotto effetto lisergico che ciarlano di immortalità, urlano e non muoiono mai… imbarazzante (cancellato dopo 8 episodi).