domenica 28 aprile 2013

Apichatpong Weerasethakul - Primitive, Hangar Bicocca Milano 28 aprile 2013






L’artista e regista thailandese Apichatpong Weerasethakul presenta nel buio dell’Hangar Bicocca il suo progetto dedicato ai ragazzi di un villaggio nel nord della Thailandia: Nabua.
Vari video raccontano la vita, le storie, dei ragazzi, con taglio documentarista o veri e propri cortometraggi.  Immagini misteriose si mescolano alla quotidianità del luogo, a curiose figure o situazioni irreali, interviste agli abitanti.  In particolare il video Primitive racconta la costruzione di una astronave (che poi ritroveremo negli altri video) in cui i ragazzi dormono dentro come un enorme utero materno. Un’astronave per fuggire dalla realtà, per partire verso un futuro, per una vita diversa. Protettivo, cinematografico quanto basta per sognare. Alcune immagini notturne sono davvero bellissime e anche se piuttosto arcane ipnotizzano per il potere evocativo.
Oriente e occidente si incontrano e scontrano nei racconti, negli stereotipi, nell'abbigliamento, nei sogni dei ragazzi bloccati in un paese popolato maggiormente da giovani perché gli adulti tra gli anni 60’ e 80’ erano impegnati in una violenta guerra tra gli agricoltori della zona.
Non immediato ma molto affascinante e curioso.

lunedì 8 aprile 2013

LATIFA ECHAKHCH (Lapse), HUANG YONG PING (Amoy/Xiamen), GUSTAV METZGER (Supportive, 1966 – 2011, The Exhibition) - Musée d’art contemporain, Lione – 3 aprile 2013







La prima delle tre esposizioni al Musée d’art contemporain di Lione è dedicata a Latifa Echakhch. Nelle prime sale le grandi tele rotonde che sembrano delle pupille scrutano gli spettatori che si aggirano tra le idee un po’ “retrò” di questa artista. Sassi, carte da gioco, specchi vintage coperti da foulard, cappelli sparsi a terra con elegante casualità … interessante questa prima parte per gli elementi usati e per il gioco tra passato e presente, scoprire-coprire indagando le potenzialità della propria identità nello scorrere del tempo … la seconda parte lascia a desiderare: dei tristissimi aquiloni sghembi, delle foto che sembrano rubate da A Zed & Two Noughts di Greenaway. Tutto già visto e già assimilato.
Nel piano successivo l’artista Huang Yong Ping ci accompagna in un percorso impertinente amalgamando religioni, feticci: un modello ligneo della Basilica di San Pietro con all’interno un mulinello per la preghiera tibetano; un dragone con la bocca aperta che si mangia un Cristo crocifisso issato su un esca da immagini Buddiste. Al muro una pergamena srotolata e dipinta con figure sacre mescolate a immagini rurali, scheletri e oggetti contemporanei. Poco dopo una stanza con delle lavatrici inzozzate da carta macinata e i muri spruzzati dello stesso materiale per lavaggi intensi di coscienze macchiate.
Il percorso prosegue con statue di divinità cinesi imballate, incellofanate, impacchettate, pronte per essere spedite o immagazzinate. Uno scolabottiglie enorme con decine di braccia Buddha (un rimando a Duchamp’s).
Alla fine del percorso un elefante a terra con le zanne spezzate davanti ad un piccolo shop stracolmo di souvenir cinesi … poco più in la un cagnolino con in un bocca un infradito, unico reperto umano di un’inevitabile tsunami globale senza possibilità di salvezza.
Semplicemente geniale!
Ultimo piano, ultimo artista: Gustav Metzger: il suo Manifesto di arte auto-distruttiva viene esposto tramite i primi manifesti dell’artista, un video sulle performance e nella parte finale nel buio totale l’istallazione definita auto-creativa: 7 pannelli dove vengono proiettati dei cristalli liquidi polarizzati, riscaldati e raffreddati dai proiettori in un continuo casuale film lisergico. Consigliati i comodi sacchi imbottiti per stendersi e rilassarsi.

sabato 6 aprile 2013

MÉTISSAGES - Les collections Denise et Michel Meynet, Musée des Beaux-Arts de Lyon - 3 aprile 2013





Davvero sorprendente e curiosa mostra di due collezionisti che negli anni, in una forma di accumulo che lambisce i souvenir con l’amore per il design e l’etno, hanno creato una raccolta di incredibili oggetti dei più svariati materiali e provenienze.
Toys d’autore si mescolano a maschere africane, a mobili giapponesi, oggetti di design di uso quotidiano, graffiti, arazzi, carte stampate, tappeti, fotografie, animali impagliati e tanto altro in un tripudio di arte personale, casalinga, lontana dai musei e a sua volta creativa, viva, inventiva. Gli oggetti comunicano tra loro in un questo caos culturale che sembra rappresentare in poche stanze il mondo attuale, nell’impossibilità di salvare tutto e tutti, ma trattenere solo il bello. 

Marco D'Agostin - PER NON SVEGLIARE I DRAGHI ADDORMENTATI, Teatro Comunale Vicenza 5 Aprile 2013



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