(Foto di Caterina Romano)
Gli
specchi riflettono quello che si para davanti … che sia un volto, una figura,
una rappresentazione, cerchiamo sulla superfice riflettente una risposta, una
conferma …
Nell’angusto
spazio di una ex parruccheria, dopo aver attraversato corridoi pieni di teste
di manichini, parrucche, il tutto un po’ vintage freak … ci troviamo di fronte
ad Alessandro, fermo immobile, con gli specchi alle spalle che riflettono il
pubblico seduto … ci si osserva nel silenzio assoluto … mentre il performer in
misurati minimali gesti che ricordano Kazuo Ohno ci trasporta in un mondo di
Narciso al contrario … un rifiuto nel guardarsi, specchiarsi. Tanti specchi
attorno ma una negazione aleggia nella scelta coreografica.
Ma
dopo il silenzio, il brano Fyt dei This Mortal Coil si insinua e si dipana, i
gesti cambiano e si fanno più elettrici e nevrotici, Alessandro da sinistra si
sposta a destra. Cosa è cambiato in noi? Cosa percepiamo degli altri?
Meglio
girare le spalle agli specchi indagatori e leggere negli occhi di chi guarda
quello che cerchiamo negli specchi.
Breve
ma intenso, il lavoro non lascia dubbi sulle capacità di Alessandro e sulla
profondità poetica del risultato. Bravo!!