Negli spazi dell’Hangar Bicocca Tomás
Saraceno ha installato una struttura di tre piani sollevata da terra a 24 metri
d’altezza. Un lavoro che sfida le paure, le sicurezze, le altezze, e tanto
altro … ognuno ha il modo di sperimentarle nel fluttuante organismo sintetico.
La struttura vista da sotto lascia sorpresi.
Degli enormi teli di plastica trasparente di 400 metri quadri dove si può
camminare, rotolare, interagire. All’apparenza una situazione ludica che in
realtà apre a molte percezioni e letture.
I 3 teli sono stati creati da un team
multidisciplinare (ed immagino anche un grande sforzo assicurativo), ci sono
delle inevitabili regole ben precise per come accedere o per chi non può
accedere, tutto questo per garantire l’incolumità dei partecipanti e della struttura.
Chi rimane sotto alla struttura, può
assistere alle prodezze ludiche dei partecipanti, il disinibito esibizionismo
artistico, osservare il “comportamento” in una situazione decisamente strana.
Inizialmente può far sorridere, creare ilarità vedere ruzzolare, capitombolare,
le persone che sopra le teste tentano di avanzare a carponi nella plastica. Ma
sia per l’altezza e la sensazione di “insicurezza”, può creare un po’ di
inquietudine e decidere di lasciare il proprio posto a qualcun altro, ben
capendo che non si tratta di un’attrazione di Disneyland.
Per chi partecipa a piccoli gruppi
all’esperienza dopo essere entrati, tramite pertugi, corde e scalette per
sostenersi, si rende conto della difficoltà, dell’altezza … per chi rimane nel
“primo piano” ha una visione ravvicinata con il pavimento sottostante e il
proprio senso dell’equilibrio viene messo in difficoltà. Sopra la propria testa
ci sono altre persone che tentano di arrampicarsi, di non cadere nella parte
più gonfia che crea con la parte sotto una specie di utero artificiale dove
abbandonarsi a reconditi istinti prenatali.
Per chi è nei piani superiori, la
tela è più morbida, rigonfia, crea delle tasche dove rannicchiarsi, cambia e si deforma ad ogni movimento. Ma si è anche
più vicini al soffitto e dall’alto si ha una visione globale della struttura, del
movimento delle altre persone sottostanti.
Un’esperienza spazio temporale. Attraverso
la membrana si percepiscono segnali, movimenti, cadute, come in una grande tela
di ragno. Una trama di sensazioni, segnali, percezioni da vivere intimamente o
in condivisione come un paradigma sociale.
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