Debora sembra un personaggio uscito
da un film di Jean-Pierre Jeunet.
Il concerto ha qualcosa di surreale: lei a
piedi nudi in un abito vintage rosso e bianco, un po’ folletto un po’ principessa.
Nella sala ovale di Villa Farsetti sedie scricchiolano, porte si aprono, la
pioggia batte sulle finestre … entra pure un gatto che gironzola tra il pubblico.
Con il pianoforte-scrigno genera
suoni, storie, inventa incantesimi acustici per stregare il pubblico.
Racconta la genesi dei suoi brani con
delicatezza e divertimento, racconti intimi, persone incontrate, storie curiose
che poi lascia alla voce e al pianoforte … come la bellissima Princess dedicata
ad un ricordo del padre, l’incandescente Asteroide 482, la divertente Drum-me e
altre magie. C’è spazio anche per Cage con un particolare arrangiamento.
Verso la fine arriva una versione di
Ghosts dei Japan incantevole, e Sweet Dreams degli Eurythmics a chiudere il
sortilegio.
Si potrebbero citare Tori Amos, Pj
Harvey, Diamanda Galás, Kate Bush … no! Reset! Questa è Debora Petrina!
Chapeau!
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