lunedì 8 aprile 2013

LATIFA ECHAKHCH (Lapse), HUANG YONG PING (Amoy/Xiamen), GUSTAV METZGER (Supportive, 1966 – 2011, The Exhibition) - Musée d’art contemporain, Lione – 3 aprile 2013







La prima delle tre esposizioni al Musée d’art contemporain di Lione è dedicata a Latifa Echakhch. Nelle prime sale le grandi tele rotonde che sembrano delle pupille scrutano gli spettatori che si aggirano tra le idee un po’ “retrò” di questa artista. Sassi, carte da gioco, specchi vintage coperti da foulard, cappelli sparsi a terra con elegante casualità … interessante questa prima parte per gli elementi usati e per il gioco tra passato e presente, scoprire-coprire indagando le potenzialità della propria identità nello scorrere del tempo … la seconda parte lascia a desiderare: dei tristissimi aquiloni sghembi, delle foto che sembrano rubate da A Zed & Two Noughts di Greenaway. Tutto già visto e già assimilato.
Nel piano successivo l’artista Huang Yong Ping ci accompagna in un percorso impertinente amalgamando religioni, feticci: un modello ligneo della Basilica di San Pietro con all’interno un mulinello per la preghiera tibetano; un dragone con la bocca aperta che si mangia un Cristo crocifisso issato su un esca da immagini Buddiste. Al muro una pergamena srotolata e dipinta con figure sacre mescolate a immagini rurali, scheletri e oggetti contemporanei. Poco dopo una stanza con delle lavatrici inzozzate da carta macinata e i muri spruzzati dello stesso materiale per lavaggi intensi di coscienze macchiate.
Il percorso prosegue con statue di divinità cinesi imballate, incellofanate, impacchettate, pronte per essere spedite o immagazzinate. Uno scolabottiglie enorme con decine di braccia Buddha (un rimando a Duchamp’s).
Alla fine del percorso un elefante a terra con le zanne spezzate davanti ad un piccolo shop stracolmo di souvenir cinesi … poco più in la un cagnolino con in un bocca un infradito, unico reperto umano di un’inevitabile tsunami globale senza possibilità di salvezza.
Semplicemente geniale!
Ultimo piano, ultimo artista: Gustav Metzger: il suo Manifesto di arte auto-distruttiva viene esposto tramite i primi manifesti dell’artista, un video sulle performance e nella parte finale nel buio totale l’istallazione definita auto-creativa: 7 pannelli dove vengono proiettati dei cristalli liquidi polarizzati, riscaldati e raffreddati dai proiettori in un continuo casuale film lisergico. Consigliati i comodi sacchi imbottiti per stendersi e rilassarsi.

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