mercoledì 16 gennaio 2013

MADAME GRÈS Sculpturale Mode (MOMU Modemuseum) Antwerpen, 3 gennaio 2013







Il museo della moda di Anversa dedica una retrospettiva (in realtà una rielaborazione della mostra del 2011 dal Museo Galliera di Parigi) a Madame Grès, considerata tra le più importanti couturier del Dopoguerra. Germaine Emilie Krebs era nata nel 1903, fin da bambina sognava di diventare una scultrice, il suo sogno si realizzerà nel 32’ aprendo la sua prima casa di moda, realizzando abiti scultura. Fu l’inizio di una carriera strepitosa, insignita di prestigiosi riconoscimenti, vestì donne famose come Edith Piaf, Marlene Dietrich, Jackie Kennedy, Grace Kelly, la duchessa di Windsor, Greta Garbo, si scontrò persino con il Terzo Reich, facendo sfilare una collezione di soli abiti rossi, bianchi e blu, i colori della sua Francia, durante l’occupazione nazista. Ma la piccola e minuta donna non ebbe la fortuna di Coco Chanel o Christian Dior, morirà povera, sola, in un ospizio, dimenticata da tutti. Sarà un giornalista che scoprirà la morte tenuta nascosta dalla figlia perché non aveva i soldi per pagare i funerali, un anno dopo, nel 1994.
La mostra recupera il genio, l’artigianalità, le opere d’arte di questa donna che ha creato con i drappeggi, pieghe, soluzioni accuratissime senza usare forbici, realizzati solo in jersey o in seta, abiti ispirati alle sculture elleniche, al minimalismo, all’oriente, all’architettura.  A divinità antiche per donne eleganti oltre ogni tempo.
La mostra presenta una serie di abiti da giorno, da sera, da cocktail, e nelle varie ispirazioni. Alcuni abiti di Jean Paul Gaultier,  Alber Elbaz, Haider Ackermann e Yohji Yamamoto ispirati dai disegni originali di Madame Grès.
Inoltre sono esposti i bozzetti originali bellissimi, le foto originali dell’epoca, da Vouge, di Richard Avedon,  Guy Bourdin, alcuni video, tra cui uno imperdibile su Diana Vreeland che racconta dell’incontro che ebbe con Madame Grès.
Altro aspetto interessante l’allestimento curato dall’artista Renato Nicolodi, presente con alcune opere e un video in cui spiega i moduli neri, ispirati alla Roma antica, che, con giochi architettonici minimal, fanno risaltare gli abiti e li rendono “sacri”.


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