Partecipare alla
performance di Marina Abramovic, o meglio al suo The Abramovic Method, ha in
se qualcosa di nuovo ma contemporaneamente anche di vecchio … l'idea in se di fare diventare lo
spettatore opera d'arte, esporlo al pubblico, visionarlo, scrutarlo attraverso
lenti e binocoli, è stimolante ed interessante ... ma forse non innovativo.
Ma andiamo per ordine,
"l'opera" a mio parere inizia dal momento in cui si prenota al
telefono, bisogna scegliere un orario, pagare, far parte di un gruppo di circa
20 persone.
Arrivati un quarto
d'ora prima della performance, le assistenti in camicie bianco ci hanno fatto
firmare un contratto con l'artista, altri inevitabili documenti sulla privacy
... mancava a mio parere un documento sulla responsabilità nel caso una persona
avesse problemi respiratori, epilessia, o qualche mancamento durante le due ore
di performance ... le cavie vengono omaggiate di un video di Marina che
racconta l'Abramovic Method, e del perché, la sua ricerca dal body art è
passata a questa “nuova” esperienza ... ci racconta che è importante il
contratto in quanto firmiamo e rendiamo disponibili due ore della nostra vita
per l'artista e lei ci ricambierà con "la conoscenza".
Indossati i camici,
tolti eventuali metalli dal corpo, fatti un po’ di esercizi di respirazione,
riscaldamento, attivazione di energia varia, aperture di orifizi degni di
qualche clinica ayurvedica indiana, le assistenti mettono ogni persona
direttamente a contatto con le opere non prima di aver indossato delle cuffie
altamente isolanti, in una turnazione di tre sessioni: seduti, in piedi,
sdraiati.
La mia esperienza con
le tre sessioni è stata piuttosto diversa, troppi stimoli intorno (il pubblico,
telecamere, binocoli, rumori) ... una specie di training autogeno indotto
dall'esterno e ... forse nell'aspettativa dell'artista, dai materiali naturali
che compongono le opere (legno, minerali, metalli ...). Comunque è stato
interessante, non tanto per le “sensazioni” che ognuno anela a percepire (la
scelta dei minerali che dovrebbero “caricare” di sensazioni il corpo umano, sa
tanto di new age fuori tempo massimo), ma per il fatto di essere scrutato dal
pubblico, una specie di cavia in un contesto artistico … una esposizione a
livello emotivo a cui non sono abituato e che ho vissuto come sfida personale.
Relax? ansia? paura?
... oppure esibizionismo, una nuova forma di condivisione artistica altamente
amata dai fans che accorrono, prenotano, spendono, si lasciano cullare dalla
voce di Marina che rassicura e alimenta aspettative esperienziali di alto
livello ... ogni partecipante alla fine delle tre faticose esperienze, mentre
qualcuno piange, qualcuno ride, chi viene svegliato nella sezione dei lettini,
deve scrivere su di un notes le proprie impressioni, e poi lasciare il tutto a
disposizione dell'artista.
La mostra si conclude
nelle sale superiori con alcune immagini, video, (molto spazio è dedicato alla
performance di New York) interviste di Marina negli anni più recenti ...
mancano a mio avviso alcuni video degli anni 70' che ricordassero le sue
ricerche e la sua idea di body-art in quegli anni, in quel periodo, prima di
arrivare alle ultime esperienze ... tutti recuperabili nella sezione video del Centre Pompidou di Parigi.
Intanto
il turno successivo di altre 20 persone si sta preparando per la performance …
tocca a noi ora l’esperienza voieristica di osservare gli altri.