The walking
dead (season 3)
The Killing (season 2)
Boss
Hunted
Homeland (season 2)
Arrow
American Horror story (season 2)
Smash
Modern
family (season 4)
Girls
È stato semplice tracciare una
classifica dei serial tv del 2012, forse per il fatto che è stato un anno
piuttosto medio le cose migliori saltano all’occhio immediatamente …
La terza stagione di The walking dead è sicuramente la serie
migliore del 2012, per regia, sceneggiatura, gli attori bravissimi, splatter a
volontà, con un occhio agli insegnamenti di Romero, un’attenzione al fumetto
originale e alla realtà politico sociale attuale … senza sbavature, senza
banalità, una dura malata crudeltà, l’unica possibilità per sopravvivere.
Con la seconda stagione The killing
svela finalmente gli inquietanti fatti della prima stagione, con un finale
sorprendete, con una regia e fotografia densa e coinvolgente.
Con Boss siamo a livelli di alto
cinema, il pilot della prima stagione è stato girato da Gus Van Sant
(produttore della serie) , le immagini sono splendide, profonde, spietate. Gli
zombie di The walking dead in confronto ai politici di Boss sembrano delle
mammole.
Stupisce Hunted, una spy story
inglese piena di cospirazioni, intrighi, ben girata, con splendide location in una
Londra avveniristica, con protagonista una splendida Melissa George, spietata,
sexy, disposta a tutto pur di scoprire chi l’ha tradita …
Altra sorpresa Arrow: un serial
basato sul personaggio di Freccia Verde, supereroe protagonista di una serie di
fumetti pubblicata da DC Comics. Dopo essere stato su un'isola deserta per
cinque anni, il playboy miliardario Oliver Queen, torna a casa per combattere
il crimine e la corruzione come "Arrow": un moderno Robin Hood. Un
mix di fumetto, fetish, personaggi da cosplay, ironia, location dark. Con
mirabolanti scene di combattimento in una città a metà strada tra Gotham city e
The raven.
La novità più interessante è
sicuramente Girls: un gruppo di ragazze ventenni, in una New York che non fa sconti a nessuno, passano
la loro vita tra amici, clubs, genitori, sesso, lavori improbabili, affrontando
i problemi con la leggerezza della loro età. Una specie di Sex and the city
senza lussi e abiti firmati. La protagonista è Lena Dunham con un volto e una
fisicità anticonvenzionale, davvero
brava ed originale.
Delude un po’ Homeland nella seconda
stagione, qualche leggerezza nella sceneggiatura, nell’evolversi della storia,
dei personaggi al centro degli intrighi antiterroristici, qualche banalità e
luoghi comuni, soprattutto quando i destini sembrano incrociarsi con la
stupidità di alcuni personaggi, in particolare con gli attori che interpretano
i figli. Eccessivamente choosy.
Che dire di American Horror Story
dopo la prima entusiasmante stagione? In questa seconda si è invasi da un
tripudio di citazionismo, a volte divertente e ben costruito, come ad esempio
la scelta di utilizzare colonne sonore di film del passato riproducendo in
parte inquadrature, atmosfere, dei film di Brian de Palma, Argento e tanti
tanti altri, a volte l’eccesso trasforma in macchiette i personaggi come il
caso di un internato nel manicomio identico ad un personaggio di Freaks di Tod Browning. Troppa carne al fuoco: alieni,
serial killer, indemoniati, nazisti, tutto dentro un manicomio, e tanto altro
rende il tutto un po’ insopportabile. Per fortuna c’è Jessica Lange che costruisce
un altro personaggio incredibile. E tiene a bada una marea di attori più meno
famosi che eccedono nella visibilità del serial. … too much!
In caduta libera tutti gli altri
serial per motivi diversi: Glee, True Blood, Fringe, The Vampire diaries, Misfits,
tutti troppo concentrati ad esagerare o a giocare la carta del moralismo. In
questo c’è chi ha superato tutti: The river, dal creatore di Paranormal
Activity, Oren Peli. L’incontro tra il
trash-reality e l’Amazzonia, reincarnazioni, zombie, mostri, telecamere
ovunque, ma soprattutto attori sotto effetto lisergico che ciarlano di immortalità,
urlano e non muoiono mai… imbarazzante (cancellato dopo 8 episodi).